Il “Tour de France” o meglio il Tour de Force?
Una sola partecipazione la mia, contro le sette del Giro D’Italia e le 5 Vuelta disputate.
Un mese quello di luglio in cui preferivo lavorare in altura e preparare il finale di stagione alla grande puntando al Mondiale che di norma si svolgeva a settembre, ma un cambio di programma dettato dal Team (Saeco) mi catapultò al Tour, e questo non poteva che rimanere indelebile nella mia memoria sportiva.
Un anno in cui la padronanza di Lance Armstrong era schiacciante, sia dal punto di vista sportivo (ampiamente discutibile) che mediatico. L’americano volante, che aveva vinto la battaglia contro il cancro e che dominava il suo quarto Tour consecutivo, era imbattibile.
Ero al mio quarto anno da Pro (26 anni di età), abbastanza maturo, ma non abbastanza per poter affrontare salite e settimane a ritmi così infernali.
Ricordo la partenza dal Lussemburgo: impressionante la partecipazione del pubblico lungo le strade, centinaia di chilometri sempre fiancheggiati da pubblico festante che applaudiva e gridavi i nomi dei super big, partenza con il contachilometri che difficilmente andava sotto i 55km/h, salite di 2/3 km che venivano, come si dice in gergo, ” spianate”, caldo torrido in attesa delle tappe di montagna, tanto belle quanto spietate, come quelle di Plateau de Beille, del Mont Ventoux delle Dues Alpes vinte da Armstrong, Virenque e dal colombiano Botero…come le avessi fatte ieri, micidiali!
Provai in diverse occasioni la fuga di giornata, premiata dal numero rosso del più combattivo, ne centrai una e restammo fuori per oltre 138 km ma ahimè a 20 km dal traguardo il gruppo si riportò sotto e fu volata generale vinta dall’australiano Robbie McEwen.
Ventuno giorni di passione, fatica, trasferimenti, attorniati da milioni di spettatori in quello che molti definiscono l’evento più importante al Mondo, non per me, io amo il GIRO!