Ciao Nicola, raccontaci la tua vita sportiva. Come ti sei avvicinato al ciclismo?
Ciao a tutti mi chiamo Nicola Conci, sono nato il 5 gennaio 1997 a Trento, e attualmente abito a Pergine Valsugana (TN). Dopo il trascorso con la Zalf Euromobil Dèsirèe Fior dal 2018 corro per la squadra World Tour Trek-Segafredo. Mi sono avvicinato al ciclismo grazie a mio papà. Lui ha iniziato ad andare in bici per passione ed un giorno mi ha chiesto se avessi avuto voglia di fare un giro con lui, cosi mi ha fatto indossare i vestiti più stretti che aveva e da lì è iniziato tutto. Ricordo ancora l’emozione della prima uscita in bici con papà, da quel momento mi sono innamorato e ho iniziato a voler correre nelle categorie giovanili e così è iniziata questa meravigliosa avventura.
Nella tua, seppur giovane, carriera sportiva ti sei tolto già delle bellissime soddisfazioni. Quale gara ricordi con più piacere?
Ancora oggi il ricordo più bello rimane la Coppa d’Oro 2013. La Coppa d’Oro è la gara più prestigiosa per la categoria Allievi e si svolge a Borgo Valsugana, a 20 km da casa. Già al mio primo anno da allievo avevo fatto un’ottima gara andando in fuga e arrivando ottavo all’arrivo. Vincerla il secondo anno è stato veramente speciale. All’arrivo mi aspettavano i miei famigliari e gioire con loro per una grande vittoria conseguita per di più in casa mi rimarrà per sempre nel cuore.
Quale invece il momento più difficile che hai dovuto affrontare?
Il momento più difficile che ho dovuto affrontare in questa prima parte di carriera è sicuramente legato al Trofeo Liberazione a Roma, il 25 aprile 2017. A pochi giri dalla fine a causa di una buca sono finito a terra procurandomi una frattura scomposta alla clavicola destra. Veramente un giorno da dimenticare.
Come si svolge una tua giornata tipo?
Eat, sleep, train, repeat. Il ciclismo di oggi non permette passi falsi né tantomeno di tralasciare qualcosa sia durante la stagione agonistica sia nel pre-season. È determinante cercare di seguire il più possibile uno stile di vita sano facendo attenzione al lavoro in bici e giù dalla bici, soprattutto a tavola. Attenzione anche al recupero e al sonno in quanto permette, non solo di arrivare pronti ad un appuntamento sportivo ma, soprattutto nelle gare a tappe, di creare un surplus di energia determinante per ottenere buoni risultati in gara.
Dunque allenamento, alimentazione e recupero?
Esattamente. Anche se non è facile bisogna cercare di mantenere tutti e tre questi aspetti in armonia tra loro e così la prima regola diventa mangiare in base al tipo di allenamento che si è fatto oppure che si andrà a fare. Ad esempio, il giorno prima di un allenamento importante oppure una gara bisogna dare importanza ai carboidrati che saranno il carburante del giorno successivo. Per quanto riguarda la fase di recupero un altro aspetto è legato all’integrazione; io, ad esempio, dopo gli allenamenti pesanti e le gare prendo delle proteine in polvere con del latte di riso. Inoltre, come anticipato prima anche il sonno gioca un ruolo fondamentale e cosi, a seguito di lavori molto intensi, è assolutamente consigliata la cosiddetta pennichella pomeridiana della durata di mezz’ora. Ricordo anche che il sonno è fondamentale in quanto permette di assimilare i carichi di allenamento svolti.
Parlando di timinig in prossimità di una gara, come vengono ripartiti i carichi di allenamento?
Scelta la gara nelle settimane precedenti la corsa si cerca di fare un bel carico di lavoro, nel gergo “mettere chilometri nelle gambe”, magari utilizzando altre corse per affinare la preparazione. Nei giorni che precedono la corsa invece si deve porre maggiore attenzione al recupero diminuendo i carichi di lavoro mantenendo però alta la qualità. Questa fase è molto importante perché permette di assimilare tutto l’allenamento svolto in precedenza.
Parlando di recupero, le difficoltà maggiori sono legate ai continui spostamenti e al cambio giornaliero di strutture alberghiere. È davvero cosi o è solo un luogo comune?
Posso confermarti che è così. Uno dei problemi de nostro sport è proprio legato al cambiare ogni girono hotel e di conseguenza materasso. La difficoltà sta nel doversi adattare giornalmente a un supporto diverso e, logica conseguenza, la performance ne risente. Nel mio caso quelle volte in cui non ho riposato bene il giorno prima di una gara è stato proprio a causa del materasso. Ti racconto un aneddoto. L’anno scorso la notte prima dell’ultima tappa non sono riuscito a riposare perché il letto era corto! Mi uscivano i piedi fuori dal materasso! Il giorno dopo ero molto stanco già dalla partenza; ti lascio immaginare il resto della corsa.
Se ti dico “fuga” a cosa pensi?
Come per l’aneddoto riguardo il materasso anche in questo caso ne ho uno. Qualche anno fa ad una gara ero in fuga nei chilometri finali. Ho preso una discesa “a tutta” per staccare i compagni che con me componevano il gruppo in testa alla corsa. Quando mi sono voltato non c’era più nessuno: corridori e moto staffette. Inizialmente pensavo di aver fatto una grande azione ma presto mi sono reso conto di aver sbagliato strada. La cosa più divertente è che poi ho tagliato il percorso per andare all’arrivo e mi sono ritrovato nuovamente nella fuga da cui ero “scappato”. Ovviamente ho subito parlato al direttore di corsa scusandomi dell’errore fatto.
Come è facile intuire la tua professione ti porta a viaggiare molto e a star molto tempo lontano da casa. Cosa ti manca di più?
Sicuramente la lontananza da casa è una delle cose che più “pesa” nel mio lavoro. Sono molto legato alla mia terra (Trentino ndr) e ai posti in cui vivo. Non nascondo di provare un po’ di nostalgia per la mia famiglia, la montagna e tutte quelle piccole cose che ti fanno veramente sentire a casa.
Nonostante la giovane età sei considerato una promessa del Bel Paese per i Grandi Giri, cosa ti contraddistingue e dove invece vedi margini di miglioramento?
Non saprei dire cosa mi contraddistingue dagli altri ma so bene su cosa potrei migliorare. Spesso mi rendo conto di non avere abbastanza cattiveria agonistica, un po’ di più non guasterebbe.
Sei arrivato in una squadra World Tour a soli 20 anni. Guardando nel lungo periodo dove ti vedi tra 10 anni?
Alle scuole elementari ho imparato, senza rendermene conto, uno degli insegnamenti più importanti riguardante la vita: “Del domani non v’è certezza!”. E’ vero che nel nostro sport si vive praticamente pensando al futuro e alla corsa successiva però 10 anni sono tanti! Di certo non mi dispiacerebbe essere ancora un professionista. Dopotutto andare in bici è una delle mie più grandi passioni!