Stremato ma felice dopo aver ultimato la tappa cervese dell’Ironman, oggi – grazie a questa formidabile esperienza umana e sportiva – credo di avere le idee più chiare sul mondo del triathlon. Anche in questa circostanza, infatti, con il senno di poi, posso dire che fra teoria e pratica c’è una significativa differenza.
Siamo portati a pensare che il triathlon sia uno sport formato da tre discipline autonome che vanno preparate singolarmente. Si tratta di un clamoroso errore concettuale perché, in realtà, il triathlon è uno sport unico e, come tale, va concepito e preparato.
Questa precisazione, all’apparenza marginale, ci consente in realtà di rispettare le regole fondamentali del cosiddetto “marginal gains”, ovvero l’importanza di prendere decisioni oculate per impiegare al meglio il tempo a disposizione e, inseguendo la performance vincente, sfruttare al massimo i vantaggi delle nostre piccole scelte quotidiane.
Nello specifico, considerare il triathlon un’unica disciplina sportiva ci permetterà di ottimizzare i nostri tempi di allenamento, evitando ad esempio doppi carichi di lavoro quotidiano e dando la giusta importanza al riposo e al recupero che, lo ricordo, devono essere considerate parti integranti del nostro training.
Cominciamo col dire che a Cervia ho visto componenti e materiali di altissima gamma, dotazioni che, senza dubbio, contribuiscono a migliorare la performance, ma che non devono mai farci perdere di vista gli aspetti realmente importanti per ottenere la nostra massima performance e in ordine di importanza metterei: RIPOSTO/RECUPERO, ALIMENTAZIONE / INTEGRAZIONE E ALL’ULTIMO POSTO L’ALLENAMENTO al contrario di quello che molti fanno o pensano.
Mi rendo conto che strisciare una carta di credito per acquistare un telaio in carbonio o altri accessori super-tecnologici è molto meno impegnativo rispetto ai sacrifici quotidiani, alle rinunce e ai carichi di lavoro imposti dalle tabelle di allenamento, ma ricordiamoci che una prestazione dipende sempre dal motore e molto più marginalmente dal telaio, pertanto – pur curando con scrupolo tutti i dettagli – il mio invito resta quello di concentrarsi sempre sugli aspetti salienti della nostra preparazione. Preparazione (che in questo caso consideriamo l’insieme menzionato in precedenza RIPOSO + NUTRIZIONE + ALLENAMENTO) che va ovviamente calibrata in base agli obiettivi che, di volta in volta, ci poniamo.
Per quanto riguarda l’Ironman di Cervia, ad esempio, è evidente che i professionisti che si sono cimentati nella gara massacrante del sabato si sono preparati dopo mesi e, forse, anni di duro allenamento. Sicuramente non nelle sei settimane che ha impiegato il sottoscritto per preparare il triathlon olimpico 5150.
Sul piano nutrizionale, il primo accorgimento è quello di nutrirsi 2-3 ore prima dello start, in modo da presentarsi ai nastri di partenza senza essere appesantiti dai processi digestivi. Durante la gara sono sempre consigliate barrette energetiche o un gel di zuccheri da 25-30 grammi. Tenendo presente che, nella frazione di nuoto, è impossibile alimentarsi, bisognerà sfruttare al massimo la fase in bici per integrare le energie, immettendo il giusto apporto di zuccheri nel torrente ematico. Ora, se il tempo della prestazione è ridotto si può ricorrere a zuccheri liquidi, se invece la gara si protrae almeno oltre le tre ore ci si può nutrire anche con alimenti solidi.
Iader Fabbri