L’edizione numero 101 ha preso il via da alcuni giorni; ascolti e share testimoniano un sempre rinnovato interesse al Giro d’Italia, e in generale alle corse a tappe come il Tour de France e la Vuelta di Spagna, che sanno entusiasmare e tenere col fiato sospeso anche i non addetti al ciclismo.
La durata e le distanze che rendono queste prove così estreme – e affascinanti – le accomunano: tre settimane e 3500 chilometri circa al limite della resistenza psicofisica, per poi giocarsi la vittoria finale per poche decine di secondi. E’ facile intuire quanto siano importanti anche i minimi dettagli: quelli che potrebbero fare la differenza. In cima alle classifiche finali svettano i nomi di atleti più maturi (solitamente tra i 25 e i 30 anni con 4-5 anni di professionismo alle spalle) lasciando intendere quanto l’esperienza conti più dell’esuberanza atletica. Maggiori capacità nella gestione del recupero risultano infatti più decisive rispetto alle sole doti in termini di potenza espressa sui pedali.
L’esperienza, in una corsa a tappe, si traduce essenzialmente con la capacità di saper gestire le risorse in gara ma soprattutto fuori gara, tra una tappa e l’altra, quando il recupero diventa una necessità primaria per l’organismo e un fattore determinante per mantenere alta la competitività. Alimentazione e sonno sono gli aspetti su cui si pone sempre più l’attenzione e su cui è possibile intervenire per massimizzare il recupero. Per questo motivo i team si avvalgono spesso di uno chef nel proprio entourage al fine di predisporre i corridori ad un’alimentazione adeguata e il più possibilmente affine alle loro abitudini.
Sempre più diffusa anche la pratica dei team di trasportare supporti per il sonno di albergo in albergo, permettendo agli atleti di riposare sempre sullo stesso materasso e sullo stesso cuscino. La ricerca scientifica condotta da Dorelan® dimostra che un supporto ottimale per il sonno garantisce tempi di addormentamento inferiori e una maggior percezione di qualità del riposo; se in una corsa a tappe il vantaggio comportasse anche solamente 15 minuti di sonno di più, la somma al termine dei 21 giorni sarebbe di ben 6 ore di sonno, quasi una notte!
E mentre migliaia di spettatori appassionati cercano di dare un volto al vincitore cercando di afferrare tattiche di gara e giochi di squadra, ora sappiamo che a volte è un dettaglio che ci sfugge a fare la differenza, come un piccolo guadagno nei tempi di addormentamento, unito ad una maggiore qualità del sonno che possono cambiare le sorti di una maglia rosa.
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