In un periodo come l’attuale pianificare e stimolare “all’eccellenza” l’atleta di High Performance con pochi o addirittura senza obiettivi agonistici definiti è sicuramente un compito complesso. In realtà, lo è anche per l’atleta Age Group, che senza un orizzonte agonistico tenderà o ad “appiattirsi” o a esagerare con quantità o qualità.
In questa logica il ruolo del coach diventa fondamentale perché è lui che definisce, pianifica, dialoga e a volte stimola l’atleta a porsi sempre nuovi e importanti obiettivi orientati nell’immediato al miglioramento della consapevolezza di sé piuttosto che alle gare da preparare. Questo concetto è valido soprattutto per le categorie assolute, ma anche per quelle giovanili e amatoriali.
Motivazione e frustrazione infatti sono sentimenti e forme psicologiche comuni a tutti gli esseri umani.
Credo che in questa fase di ripresa si debba accostarsi per una volta al modello greco della bellezza e al concetto di Eudaimonia:
- Conosci te stesso (non fare cose che non hai mai fatto se non gradualmente)
- Realizzati (non voler fare le cose giuste rapidamente ma migliora del 1% al giorno)
- Fai le “cose” secondo misura (altrimenti prepari la tua rovina: Katametron).
Riferendoci quindi alla “bellezza” greca, dobbiamo dedurre che spesso l’allenamento non lo si usa a fine prestativo o come strumento per migliorare, bensì come mezzo per placare i “propri demoni”.
Il coach serve proprio a indirizzarci verso i nostri obiettivi, non per delegare in toto la nostra strada, ma per farla insieme. Per insegnarci un metodo.
Non dico un istruttore o un allenatore ma un coach, una persona dotata di “vision, mission e ambition” mixata a cultura ed esperienza.
Questo stop forzato ci ha sicuramente “narcotizzato” con post, blog e webinar, con video e informazioni talmente eccessive da essere ridondanti. Tutto ciò ha generato confusione e una forte indecisione. Ecco che avere un alleato, più esperto e obiettivo di noi, è forse la scelta migliore, ma per farlo bisogna necessariamente essere più umili “fidandosi e affidandosi”.
Per quello che riguarda il mondo Age Group ovviamente la situazione è diversa, ma non meno complessa. Il mondo dello sport amatoriale ha subito “psicologicamente e anche fisicamente” in modo peggiore il momento. Molti si sono allenati strenuamente e in modo eccessivo e ossessivo tanto da andare in “overtraining”, mentre altri hanno fatto esattamente l’opposto: si sono seduti sul divano e non hanno svolto nessuna attività fisica.
Dopo mesi senza sveglia, dove i più disciplinati hanno dormito 45-60’ in più per notte, ci siamo ritrovati ad affrontare una sorta di jet lag. Il periodo di stop forzato, in cui la pratica “motoria deliberata” (anche il semplice camminare) si è ridotta fortemente, ha provocato, alla ripresa delle attività all’aria aperta, tutta una serie di problemi fisici dovuti all’ipocinetismo.
Al momento in cui è stato possibile innescare la ripresa dell’attività outdoor dopo il periodo di “chiusura” si sono evidenziati i primi problemi fisici, anche per chi ha fatto attività motoria, prevalentemente legati a colonna vertebrale, polpacci e tendine d’Achille.
Fattori come poche ore di movimento e posizione seduta anche in “smart working” hanno forzato il nostro corpo ad atteggiamenti non “funzionali”, provocando problemi fisici non solo a riposo ma anche e soprattutto durante la pratica sportiva laddove l’intensità non era modulata e declinata in modo graduale.
Quindi la ripresa, soprattutto a ritmi elevati di corsa, dovrà essere graduale e correttamente gestita.
Una cosa positiva, però, questo momento l’ha creata: ha spostato in là il nostro limite di sopportazione della frustrazione. Alzi la mano chi da sempre sosteneva che non avrebbe mai pedalato sul ciclosimulatore o che al massimo lo avrebbe fatto per 60’ e si è trovato a svolgere allenamenti super impegnativi di uno svariato numero di ore su questa o quella piattaforma elettronica.
L’analisi successiva è che spesso sono i preconcetti di quello che possiamo o non possiamo fare che ci limitano nella vita quanto nella competizione.
“Volere è potere” e se pensi di “vincere o di perdere” probabilmente alla fine del cammino avrai ragione.