Il sonno rappresenta un processo biologico essenziale per il recupero psicofisico dell’atleta, sia esso un professionista ma anche uno sportivo amatoriale. Raggiungere una corretta qualità e quantità di sonno è fondamentale per promuovere la salute ed i processi di recupero e per ridurre il rischio di infortunio di chi pratica attività fisica. Per favorire una buona qualità del riposo notturno è necessario innanzitutto comprendere al meglio le abitudini di ogni singolo atleta poiché risulta molto difficile identificare delle caratteristiche di sonno comuni a tutti i soggetti. A tal fine, è consigliabile quindi osservare l’atleta in diversi momenti della stagione competitiva (poiché i carichi di allenamento, la temperatura e l’esposizione alla luce possono variare molto) utilizzando strumenti scientificamente validi e non invasivi, come per esempio questionari e scale soggettive e/o actigrafi da polso. I volumi di allenamento possono infatti influenzare negativamente la qualità del sonno degli atleti ma anche l’orario al quale ci si allena potrebbe giocare un ruolo chiave.
In questo contesto, una domanda alla quale è molto interessante tentare di rispondere è: “Un runner dorme come un calciatore?”. Uno studio recente, realizzato dal Dr. Jacopo Vitale e dal Prof. Antonio La Torre, ha dato una risposta a questo quesito. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Chronobiology International, ha evidenziato come, durante la stagione competitiva, atleti appartenenti a diverse discipline sportive avessero alcune caratteristiche del sonno molto diverse fra di loro. Il risultato più curioso è che i triatleti vanno a letto e si svegliano molto prima rispetto ai pallavolisti e ai calciatori ma, nonostante ciò, la qualità e la quantità di sonno sono simili fra le diverse discipline sportive. Queste differenze nel timing della sveglia e dell’addormentamento possono principalmente essere ascritte al diverso orario di allenamento: i triatleti, e in generale gli atleti di sport individuali, sono soliti allenarsi e competere di mattina o nella prima parte della giornata; al contrario, chi pratica sport di squadra invece si allena nel pomeriggio ed alcune competizioni ufficiali possono anche svolgersi in un orario serale estremo (pensiamo solo alle partite serali della serie A o della Champions League di calcio) e queste determina inevitabilmente un orario di coricamento/addormentamento ritardato.
In generale sembra quindi che l’orario al quale vanno a letto e si svegliano gli atleti differisca in base alla disciplina sportiva. Al contrario, la qualità e la quantità del sonno sono abbastanza paragonabili fra di loro anche se, purtroppo, questi valori rimangono comunque e per tutti al di sotto dei livelli ottimali. In futuro sarà necessario comprendere quali strategie possano essere efficaci nel promuovere il riposo notturno degli sportivi.
Jacopo Vitale – Ricercatore IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi e membro del Comitato Scientifico