16 giugno 2018: quando mi sveglio nella mia stanza d’hotel in Val di Fiemme, la sensazione è quella di avere di fronte una giornata che sarà tutt’altro che “semplice”.
Si parte per il Campionato Italiano di endurance 24 ore. Sono il campione italiano uscente, ma so anche che sarà molto difficile confermarmi ancora.
Cerco di chiudere ancora un po’ gli occhi ma il pensiero di questi ultimi mesi mi toglie l’ultimo sonno residuo. Islanda, Canada, Appennino bike Tour e ancora Corsica fino alla splendida vittoria austriaca al Glocknerman e la Haute Route. 4 mesi intensi. 4 mesi che, nel fisico e nella mente hanno lasciato ancora qualche tossina.
Il plan delle ultime settimane prescritto da coach Fabio Vedana non recitava, però, lavori specifici. Nessuna ripetuta, nessun esercizio di richiamo. “Hai fatto tantissimo, stiamo giocando sul filo dell’overtraining. La parola d’ordine è una sola: riposare e dormire bene”. Dormire. Quel verbo “magico” soprattutto per chi, come me, ha fatto dell’ultra-endurance una ragione di vita.
Le prime ore della Dolomitics24, in effetti, sono state molto difficili. Le gambe stanche, la mente assente, il fisico che non vuol saperne di girare. Sono stanco, me lo ripeto a più riprese. Mi fermo un attimo a riflettere ancora su questo dettaglio.
Di colpo quando scende la notte la stanchezza sembra passare. Dopo 8 ore di gara non solo recupero su tutti i miei avversari, ma balzo in testa, al comando della gara.
La notte mi porta nuove energie. Quella parola lì “riposo” sta dando i suoi frutti. Il coach aveva ragione, il segreto era tutto nel riposo.
Aver trascorso le ultime settimane curando più il riposo, il sonno, il recupero giù dalla bici anziché i lavori in sella, mi ha aiutato a far si che il mio fisico fosse in grado di avere ancora energie nel momento cruciale di una ultramaratona, ovvero quando cala la luce. Quando gli avversari fanno il conto della stanchezza, dei dolori fisici, quando combattono con le prime avvisaglie del sonno.
In quel momento è emerso quel surplus di energie dato dalla somma di tanti fattori legati al recupero pre-gara.
Nella fase di “tapering” è fondamentale curare il sonno. Molte volte curiamo dettagli che possono farci guadagnare pochissimo in termini percentuale, dimenticandoci che, alla base, ricaricare completamente le energie attraverso il rispetto dei tempi e dei ritmi del sonno, è la chiave vincente per avere il fisico sempre pronto a esprimere il massimo di ciò che può dare.
Aver scoperto il materasso Dorelan Reactive e avere la possibilità, soprattutto, di trasportarlo (grazie al comodo e pratico topper da viaggio…) sempre con me, mi ha restituito quella capacità di ricaricare il serbatoio dopo ogni fase di allenamento o competizione estrema.
Aver vinto due gare di ultra-endurance in sole due settimane è sintomo che la fase del recupero è stata curata al meglio. Basti pensare che, in genere, uno sforzo continuativo di 24 ore richiederebbe, in genere, circa 3 settimane per essere metabolizzato completamente.
In fondo, se ci pensiamo bene, una Ferrari con il serbatoio scarico non sarebbe in grado neanche di uscire dal garage, giusto?
Scopri il recupero visto dall’Ultracyclist Omar Di Felice